Stent riassorbibili

Cosa sono gli stent riassorbibili?

Gli scaffold bioriassorbibili (BRS) sono stent di ultima generazione realizzati in materiali che con il trascorrere del tempo vengono riassorbiti. Il principio alla base di questa nuova tecnologia è la possibilità di ottenere un supporto meccanico transitorio evitando i problemi associati alla presenza in sede dello stent a rilascio di farmaco principalmente difficoltà di trattamento della restenosi, neo-aterosclerosi e in alcuni casi preclusione del by-pass chirurgico.

Gli stent riassorbibili quindi agiscono:

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nei primi sei mesi come gli stent metallici ovvero sostenendo il vaso sanguigno, allo stesso tempo rilasciano il farmaco antiaggregante;

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nei mesi successivi si degradano e consentono al vaso sanguigno di ripararsi e di riacquisire la normale funzionalità contrattile.

Studi di imaging intracoronarico hanno confermato la completa degradazione dei BRS dopo 3-4 anni dall’impianto, con recupero della normale vasomotricità.

Gli attributi unici degli stent bioassorbibili si notano a controlli a lungo termine (5-10 anni), quando si apprezza che la morfologia dell’arteria è rimasta inalterata.

Qui sotto vediamo una coronaria destra con malattia diffusa, nel 2012 trattata con l’impianto di 5 stent bioassorbibili. Nel 2021, a 9 anni di distanza, il vaso ha un’ottima pervietà e mantiene la morfologia tipica della coronaria destra, senza corpi estranei al suo interno

L’attributo peculiare e presente con solo con l’uso degli stent bioassorbibili e dei i palloni a rilascio di farmaco (di cui parleremo in seguito) è la possibilità che l’arteria possa naturalmente allargarsi. Questo processo fisiologico viene definito “rimodellamento positivo”. Il “rimodellamento positivo” è un’azione compensatoria che la natura mette in atto per contrastare la riduzione del lume dell’arteria, creatosi come conseguenza di una placca aterosclerotica parzialmente ostruttiva. La presenza di una struttura metallica permanente impedisce che tale “rimodellamento positivo” possa realizzarsi.

L’immagine qui sotto mostra il lume di un’arteria coronaria dopo impianto di stent bioassorbibile con un’area di 8 mm2 (A). Dopo 5 anni grazie alla possibilità di “rimodellamento positivo” l’area è aumentata a 10 mm2 inoltre lo stent è completamente scomparso (B).

Immagine A.  Al momento dell’impianto: Area del lume 8 mm2

Immagine B. Dopo 5 anni: Area del lume 10 mm2

Materiali

Il primo stent biodegradabile è stato lo stent Igaki-Tamai in acido L-polilattico (PLLA). Successivamente sono stati messi sul mercato scaffold con una struttura di sostegno in acido poli-L-Lattico (PLLA) rivestita da una matrice responsabile del rilascio di farmaco (gruppo farmaci Limus). Sono allo studio nuovi materiali per lo sviluppo di scaffold sempre più performanti.

Gli studi

I primi studi condotti sugli stent bioriassorbibili, contrariamente a quanto ci si aspettava, hanno messo in luce risultati subottimali. Rispetto agli stent metallici a rilascio di farmaco, gli scaffold bioriassorbibili di prima generazione hanno mostrato una minore sicurezza a breve termine.

Questi risultati devono però essere interpretati correttamente considerando cioè che gli scaffold bioriassorbibili valutati in questi studi avevano uno spessore eccessivo e una capacità di resistere alla tensione della parete del vaso insufficiente: in sintesi erano prototipi non ancora pronti per un utilizzo clinico generalizzato.

Dall’analisi dettagliata delle cause di questo insuccesso sono emersi due problemi fondamentali degli scaffold:

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alcuni limiti tecnologici dei dispositivi riassorbibili di prima generazione;

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una tecnica non ottimale di impianto dello scaffold.

Il presente

Alla luce dei risultati dei primi studi sono stati sviluppati nuovi stent bioassorbibili con uno spessore delle maglie solo lievemente superiore agli stent metallici (100 micron rispetto a 70 micron) e con delle caratteristiche tecniche di resistenza alla pressione esterna paragonabili agli stent metallici.

La tecnica di impianto è ormai ben delineata, con un esteso utilizzo di valutazione del risultato e con metodiche aggiuntive all’angiografia, ovvero metodiche di visualizzazione intracoronarica con ultrasuoni e tomografia a coerenza ottica.

Quali sono gli stent bioassorbibili che noi utilizziamo?

Lo stent bioassorbibile Fantom Encore prodotto da REVA Medical di San Diego è lo scaffold da noi utlizzato. Il Fantom Encore è uno scaffold di ultima generazione costruito con un polimero della tirosina. Gli attributi specifici al Fantom Encore sono:

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ottima visibilità radiologica

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buona forza radiale e flessibilità: paragonabili a quella degli stent metallici

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spessore delle maglie di 95 micron per gli scaffold di 2,5 mm, di 105 micron per quelli di 3,0 mm e di 115 micron per quelli di 3,5 mm di diametro

La figura mostra la buona visibilità radiologica del Fantom Encore simile a quella di uno stent metallico.